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Nerofumo, la passione per l’incisione artistica declinata alla prima persona plurale

Nerofumo, la passione per l’incisione artistica declinata alla prima persona plurale
16 Agosto 2019 Elisa Meineri
La rivista

La stampa e Mondovì hanno una liason intensa e viscerale, che ha radici nel 1472, anno dei natali in terra monregalese del primo libro edito in Piemonte.

Ora, grazie agli undici ragazzi dell’associazione Nerofumo, gli antichi macchinari conservati al Museo della Stampa si mettono in Mostra e, fino a lunedì 19 agosto, raccontano memorie di antichi caratteri in piombo e legno. L’appuntamento è a Piazza, dove la salita di via Gallo diventa ripida prima di allargarsi nel Belvedere.

   

Incontriamo Paolo Giuliano e Danilo Mondino, entrambi classe 1993, liceo artistico e Accademia delle Belle Arti sui loro curricula, e Alberto Cornero, 36 anni, insegnante di lingua e letteratura inglese, appassionato di incisione.

  • Quando è nata Nerofumo?

Due anni fa, con l’obiettivo di portare avanti la stampa d’arte come linguaggio artistico al pari di pittura e scultura. Quando è nata, nel 1400, veniva utilizzata come tecnica di riproduzione per i grandi artisti. Ai tempi se si voleva far viaggiare una grande opera d’arte o si spostava o si riproduceva.

  • Come vi muovete?

Noi cerchiamo di fare comunicazione, che è prerogativa di qualunque tecnica artistica e permette di raggiungere molte persone. C’è un’idea della stampa d’arte, ma non esiste una conoscenza piena. La nostra intenzione è interpretare la tradizione secondo canoni contemporanei.

   

  • Come vi scegliete? Come vi siete riconosciuti?

Non c’è nessuna selezione, è stato tutto naturale. Il motore è la conoscenza personale, ma il collante è la passione. Quasi tutti hanno un proprio studio , cioè una stanza con un torchio. Ma la collettività è il nostro linguaggio privilegiato. Conserviamo ancora la cartellina che raccoglie i nostri primi lavori: un particolare di un paesaggio di Cuneo attraverso lo sguardo di ognuno di noi.

  • E Il Museo della Stampa di Mondovì come è diventato scenario del cuore?

Abbiamo visto quelle macchine, quei rulli, quelle torri di inchiostro e abbiamo pensato fosse un parco giochi. (ridono)
Ne abbiamo intuito di colpo tutto il potenziale. Non vogliamo lasciare quelle macchine straordinarie costrette all’ambito museale, ci siamo intestarditi nel far capire come funzionano, nel mostrare il loro utilizzo. Con Edo Ramolfo è stato colpo di fulmine: è un maestro eccezionale.

 

   

  • Quindi per voi che peso ha la sperimentazione?

Lo vediamo nei laboratori. Finché spieghi, le persone non capiscono, faticano. Come si fa a realizzare che da una lastra possa uscire qualcosa? Il sessanta per cento del lavoro di un tipografo o di un incisore è sperimentazione pura.

  • Quanto le capacità di uno hanno influenzato l’altro?

Tantissimo. Ad esempio, queste lastrine le abbiamo fatte oggi. Sonia ha inciso il cane, Andrea ha avuto l’idea dell’osso. Lavorare in solitaria è utile, ti aiuta a approfondire, ma lavorando insieme si amplifica tutto. Si ragiona a più menti.

  • Cos’è la stampa? Avete una definizione? E’ artigianato, interiorizzazione di una tecnica, ricerca estetica e?

Comunicazione, sacrificio, mani sporche e tanta felicità. Quando tiri su un foglio dopo aver passato un mese sulla stessa lastra è una soddisfazione per cui ti senti davvero svuotato.

 

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