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Cibus, secondo noi

Cibus, secondo noi
14 Maggio 2018 Elisa Meineri
La rivista

Parlare di cibo è un esercizio semplice. Tutti possono improvvisarsi  critici gastronomici, come, all’occorrenza, snocciolare la migliore formazione di serie A da schierare in campo; programmare una terapia di coppia per gli amici o risolvere brillantemente l’impasse di Mattarella.

I numeri della diciannovesima edizione di Cibus ci restituiscono 82 mila visitatori e 3100 aziende alimentari che hanno messo in vetrina oltre 1300 nuovi prodotti.

Calvino ci ricorda che assaggiare qualsiasi cibo prevede sperimentare «non solo le diverse pratiche della cucina e del condimento, ma l’uso dei diversi strumenti con cui si schiaccia la farina o si rimesta il paiolo», quindi possiamo insistere sul fatto che mangiare sia un’esperienza sensoriale che non si può delegare.

Chi partecipa ad una fiera come Cibus sa che deve comunicare, in un alfabeto accattivante, non solo il gusto del suo prodotto, ma anche, nei dettagli, le fasi della lavorazione e la genesi, confezionando un racconto che fugga il più possibile la retorica dell’ autocelebrazione.

Gli stand di questa kermesse ci sono sembrati inni alle radici e alla storia di ogni azienda, più piccole rappresentazioni di una vera passione, che strumenti di marketing tout court.

Il fil rouge della selezione è la salute: la consapevolezza di quanto il benessere sia diretta conseguenza di ciò che si mangia impone alla nostra tavola il diktat del “senza” e un’attenzione maniacale alle materie prime.Se, però, un tempo, il mangiare era un rito da celebrare in tutta calma, i protagonisti del Salone Internazionale dell’alimentazione rispondono all’esigenza del fast food biologico e sostenibile.

 

Il futuro che verrà traduce in snack di verdure essicate, senza grassi e senza sale, la nostra sacrosanta ossessione per l’healthy food e la sindrome da Bianconiglio (“è tardi, è tardi, è tardi!”)

L’innovazione ci garantisce dadi vegan per avere il brodo istantaneo, burger di sola verdura, grissini ai semi di kummel, farine di fagioli verdi mung e sfere di aceto balsamico di Modena da grattugiare.

Nel frattempo, noi mettiamo su l’acqua per i plin: cuociono in quattro minuti, funzionano da piatto unico e fanno bene alla salute!

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